Elezioni in Sicilia: lo scontro per la conquista della poltrona di governatore sarà duro, o passerà (più o meno) liscio come è accaduto nella Capitale con il professore Monti? Lo abbiamo già detto recentemente: sembra un “dèjà vu”, un “già visto”. Monti giunse alla ribalta nazionale in un momento di grande crisi del Paese, in un momento, soprattutto, di grande crisi “politica”, in un momento in cui era necessario cambiare faccia al Governo. Cambiare “faccia” significava cambiare “squadra”, una squadra che fosse in grado di tenere il timone di un vascello che stava affondando, per raddrizzarlo e fargli proseguire la corsa. Dopo tanti esperimenti, la “nave” di Raffaele Lombardo sulla quale era imbarcata la Sicilia, appariva ormai alla deriva, indirizzata verso gli scogli che avrebbero potuto farla naufragare. Monti tira le redini e chiama Lombardo a Roma. Cosa si siano detti veramente i due personaggi lo sanno soltanto loro, ma resta il fatto che Raffaele Lombardo rispetta la promessa, e si dimette.
Lanciata la data delle elezioni, come abbiamo visto, è iniziata la kermesse dei nomi dei possibili candidati. Fra i tanti, spunta il nome di Gianfranco Miccichè, indicato da Berlusconi, ma il Pdl siciliano non ci sta, e lo fa sapere a viva voce. Miccichè, se vuole, finirà con il correre da solo: il Pdl siciliano preferisce Lagalla, che se non è rettore della Bocconi è pur sempre rettore di una Università di prestigio, quale è quella di Palermo.
Lagalla è il candidato ideale: un nome e una garanzia. Come quello di Monti: al di sopra delle parti. Ma Lagalla è pressoché sconosciuto nella Sicilia orientale, e per arrivare alla poltrona di governatore ci vogliono pur sempre i voti. Ecco, allora, che viene affiancato a Lagalla un altro personaggio di tutto fascino, Nello Musumeci.
Roberto Lagalla ha un curriculum che molti candidati autorevoli non possono vantare: 57 anni, attuale rettore dell’Ateneo palermitano, sposato e padre di quattro figli, si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1979, ed è autore di 460 pubblicazioni scientifiche; ha svolto oltre 200 interventi a convegni internazionali e nazionali, ed è stato assessore per la Sanità della Regione Siciliana nella XIV Legislatura (2006/2008). Un curriculum di tutto rispetto, quindi.
Il vice di Lagalla, Nello Musumeci: catanese, ex sottosegretario, ex presidente della Provincia di Catania, lontano passato nelle fila del MSI, ha un buon seguito elettorale, un percorso politico difficilmente attaccabile, un’organizzazione invidiabile e un ufficio stampa efficiente e allineato. Il binomio Lagalla-Musumeci può costituire la “carta vincente”, e sicuramente può avere (se non ce l’ha già) il placet capitolino.
Niente avventure, dunque, ma strada spianata? Il punto interrogativo resterà ancora per diverse settimane: se la linea strategica sarebbe delineata, così non è certo per la “squadra” che dovrebbe affiancare il rettore palermitano. Monti impose la “sua” squadra, ma probabilmente a Lagalla questo non sarà consentito: l’ipotizzato governo-Lagalla non sarà “tecnico”, ma “politico”. Ecco che il Governo della Regione Siciliana si dovrà trasformare, ancora una volta, in “cavia” sulla quale sperimentare compromessi ed accordi, lineari e trasversali per necessità, in previsione, in special modo, delle elezioni nazionali.
Le incognite sul tappeto restano. In campo ci sono, nonostante tutto, le forze di Raffaele Lombardo, quelle di sinistra, e quant’altre potranno spuntare all’ultimo momento.
A condurre il gioco, superfluo anche dirlo, gli anziani leader della vecchia DC che, di tanto in tanto, appaiono per lanciare messaggi a chi è in grado di capirli.
Salvo Barbagallo